leggerezza

Il giovane la guarda negli occhi, la ascolta, poi le dice che ciò che lei chiama ricordare è in realtà un’altra cosa: Lei guarda solo il suo dimenticare, ammaliata.
Tamina approva.
E il giovane prosegue: Lo sguardo triste che lei volge indietro non è più espressione della fedeltà a un morto. Il morto è scomparso dal suo campo visivo e lei non guarda altro che il vuoto.
Il vuoto? Ma perché, allora, il suo sguardo è così pesante?
Non è pesante di ricordi, spiega il giovane, ma di rimorsi. Tamina non perdonerà mai a se stessa di aver dimenticato.
”E che cosa devo fare allora?” chiede Tamina.
”Dimenticare il suo oblio” dice il giovane.
Tamina sorride amaramente: ”Mi spieghi come si fa”.
”Non ha mai avuto voglia di partire?”.
”Sì” confessa Tamina. ”Ho una voglia terribile di partire. Ma per dove?”.
”Per un posto dove le cose sono leggere come una brezza. Dove le cose hanno perso il loro peso. Dove non esiste il rimorso”.
”Sì” dice Tamina con aria sognante. ”Andarsene dove le cose non pesano niente”.

[Milan Kundera - Il libro del riso e dell’oblio]
Sezione: 
Gnastarelle