fondi
C'è stato un momento in cui non sapevo più chi ero, e valeva per tutti, eccetto uno. Quell'uno non ero io, sicché cercavo di specchiarmi il più possibile per leggere cosa stavo diventando. Un semplice gesto non bastava, non mi bastava, avevo bisogno di sentirlo descritto da chi ne conosceva il significato. Avevo qualcuno che faceva il mio specchio e voleva avvicinarsi a me fino a entrare nei pori del viso. Io lo aspettavo, lo accoglievo, lo usavo e mi facevo usare per poco tempo, per poche gioie, per molti tormenti. Ma quando andava via non vedevo più niente.
Se avessi visto i suoi occhi percorrere le mie ginocchia, studiare le mie mani, odorare ogni pelo e scrutare i miei occhi.
Se avessi avuto il tempo di srotolarmi su un tavolo, a guisa di mercanzia da scegliere, pronta a finir pasto veloce consumato senza piacere.
Se potessi ora appoggiarmi allo schienale di una sedia con una stanchezza automatica, per sentire che in questo esatto istante lui ha di nuovo bisogno di me.
Sentirei di tornare a godere del mio cervello, e potrei perderlo di nuovo. Ma il giorno dell'addio lui tenne l'anello e non restituì le risposte.
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