hotblooded woman

In piedi, appoggiato alla parete del treno, nonostante il freddo ho fatto una corsa per non rimanere chiuso fuori, e ora ho il fiato corto e il caldo accumulato mi gonfia le vene. Rimango a fissarle ipnotizzato come sempre. La potenza del mio sangue è la stessa della mia voce, e della mia durezza maschile, che notano tutti i passeggeri, quando un paio di minuti dopo, in ritardo, siamo ancora fermi, e inveisco contro il capotreno, attirando l'attenzione di tutto il vagone. Fossi stata femmina il mio tono sarebbe stato mangiato dal volume.

La pioggia ha smesso di disturbare, lasciando i tetti di questa città bagnati e lucenti sotto i raggi di un sole riemerso. Mi lascio accecare, non solo gli occhi. Il primo tratto percorso sui binari, all'uscita dalla stazione, accarezza piano il panorama sul mare più noto del mondo, le sue isole, le luci, dandomi il tempo di intrufolarmi nelle case, nei balconi, nelle storie, in tutte le attese inutili. Accanto ai tetti gelatinosi, riflette il sole una piscina piena di acqua, verosimilmente solo piovana in questi duri giorni d'inverno.

Quando mi ritrovo ad essere parte di una città, scruto gli occhi della gente sentendomi invisibile e sperando di rimanerlo, per trattenere i pensieri dentro di me mentre metto a disposizione, di nuovo, ancora, parte di questo sangue orgoglioso che non scorre, ma si fa scorrere.

Sezione: 
Catemera