a separation for us two
un appunto senza senso scritto solo per dimenticare, dimenticare le targhe delle auto imparate per pochi minuti o le curve dove puoi non rallentare
un appunto per non ricordare e potersi in futuro stupire, scaricare banalità da togliere di dosso, cose di cui stupisce il solo fatto che ancora stupiscano
quel bianco che avrei giurato di non apprezzare mai di un posto troppo esteso da far contenere agli occhi
poi di notte riemergono voci e volti di persone che restano come caldo o freddo persistenti, i “ce l’ho fatta” oppure “ho gettato la spugna” che, detti con fermezza, non vogliono più smorzarsi
ma la gente non vuole passare mai e forse dovrebbe, la gente che segna e scompare a cui potrei offrire un posto
e se ascolto vengono briciole, di questa gente, ad aver voglia, pure più che briciole e da principio ricordo tutto, da principio sono solo io, con la mia memoria inutile
poi, mentre dimentico, riappare la mia unica voglia che contiene un conto unico valido per tutti: un’ultima scena che cambi il senso della storia, un rischio, un cuore in allarme, una vittoria, occhi bagnati in cerca di fuga dal tuo sguardo, occhi stanchi ma senza voglia di riposare, la risata che non trattieni e crea contagio e infine, l’ultimo sorriso della giornata.
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