grieve

Luci di palazzi come lampi in lontananza catalizzano la mia attenzione. Tivoli sopra, io sotto. La musica (che non ho ma che immagino) mi suggerisce colonne sonore infilandosi tra i capelli come questo leggero vento che non riesce a infastidirmi.
Cerco di non ascoltarmi perché ho paura di sentire il suono delle mie ferite, tra le parole di chi sto ascoltando da alcune ore. Siamo tra amici, se vuoi puoi anche piangere. Non me lo dicono ma me lo rivolgono col pensiero. Quante volte ancora rimarrò orfana, quante imparerò nuovamente a voler bene? Fa' che accada quel che voglio: che non debba di nuovo scrivere parole su una lapide, che non torni il rimorso di essermi innamorata dell'uomo sbagliato, che non speri nuovamente di adattarmi alla rassegnazione.
Le mie parole scorrono senza troppa importanza, senza altra importanza che veicolare affetto; gli occhi si muovono e fanno il resto, la gola mi si blocca qualche minuto ma riesco a riprendere il filo senza che la Bestia abbia il sopravvento.
Alla prima occasione di contatto le mie difese crollano e gli occhi si riempiono, ma resisto: questo dolore deve morire dove deciderò io. Aspettami paziente, che ora arrivo.

Sezione: 
Catemera