reliquum

Entrai nella stanza senza sentimento. Io, senza sentimento; la stanza e chi la abitava, uniti dalla stessa passeggera assenza di sentimento.
Le mie scorte di sentimento si erano inutilmente esaurite nell'arco di tutta la notte, per scoprire soltanto, una volta di più, che sono fin troppe le persone che non considerano il sesso qualcosa di speciale, un modo per comunicare e scavalcare strati. E che quando invece ne trovi una, in qualche modo è necessario rispondere a quel contatto e nutrirlo.
Entrai nella stanza accanto a quella dov'era il letto come in una scena di un film, con una coperta avvolta addosso, ma non per quel ridicolo pudore di cui si vestono i personaggi dei film quando si riparano dallo sguardo della persona con cui hanno scopato tutta una notte. L'unico pudore che mi appartiene è quello del dolore, e di quello ero ricoperta su tutto il corpo. Avevo bisogno di nasconderlo, con la scusa del freddo.
Ero in debito con lui. Dovevo regalargli qualcosa di speciale, e avrei fatto in modo da impiegarci tutto il giorno, per scontare tutta la notte. Mentre lo guardavo fare colazione capii quale sarebbe stato il modo.
- Vuoi anche tu del caffè?
- Sì, grazie. Lascia, faccio da sola.
Il censimento delle sue ossa a contatto con le mie era ancora fresco nella mia testa mentre finivo di bere accanto a lui.
- Voglio fare un patto con te.
- Di che parli?
- Tu ieri sera mi hai chiesto di raccontarti qualcosa di me e io non ero pronta.
- E ora è cambiato qualcosa?
- Ora mi va di raccontare.
- E quale sarebbe il patto allora?
- Ci sono cose che non riesco a scrivere. Se riesco a raccontarle ora, le scriverai tu. Ti dirò tutto, ma poi dovrai scrivere questa storia a modo tuo.
Non sorrise subito. Cambiò sedia, per sistemarsi di fronte a me, e non accanto. Avvolse con le sue lunghe dita la tazza ormai vuota di latte ma ancora calda, suppongo per goderne il calore.
Con lo sguardo perso verso la finestra chiese in un sussurro:
- Dopo starai meglio?
- Lo spero - risposi.
Allora finalmente mi sorrise dritto negli occhi, alzando l'altra mano per indicare un punto dietro di me.
- Passami quella penna.

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Catemera